Alva Noto, Xerrox Vol. 1
Note di sala per l’Associazione Musicale Etnea
Zō Centro Culture Contemporanee
Venerdì 30 gennaio 2009
Testo completo
Il “click” è il suono più elementare che in musica elettronica si possa classificare; per ottenerlo bastano appena 3 dei 44100 campioni che occupano 1 secondo della musica che solitamente ascoltiamo su CD. Nonostante l’estrema brevità, esso possiede un significato il cui valore artistico e concettuale si coglie considerando la sua natura di “errore” nella manipolazione dell’audio digitale. Un click che si verifichi, ad esempio, incollando tra di loro due suoni, produrrà una discontinuità e un’interferenza nell’ascolto e sarà quindi rimosso, divenendo “materiale di scarto”.
Sul sito della Mille Plateaux, etichetta tedesca indipendente fondata da Achim Szepanski, con cui Alva Noto ha pubblicato Prototypes e il ciclo Transall nel 2000 e Transform nel 2001, si trova un’interessante raccolta di brevi scritti teorici sul click. In essi lo spettro di scrittori quali William Borroughs e Jack Kerouac aleggia e riaffiora unendosi a quello dei filosofi della scuola di Francoforte e soprattutto ai post-strutturalisti Deleuze e Guattari, autori di un’ampia analisi sulla schizofrenia del capitalismo nella società contemporanea. In particolare, Low end theory del critico-sociologo Simon Reynolds fornisce una via indiretta per comprendere il complesso panorama artistico berlinese, tra ambient sperimentale, techno e minimalismo, in cui Alva Noto, pseudonimo di Carsten Nicolai, si muove.
Nello scritto di Reynolds il rave, l’house, la techno, il progressive rock, vengono sottoposti ad una critica attenta per il totalitarismo e l’omologazione che essi ormai esprimono. In antitesi Reynolds individua tutta una serie alternativa di sottosistemi contestuali e indipendenti post-rave che vanno dal digital hardcore all’hip hop, ideologicamente ricollegabili alla scena sperimentalista post-punk e new wave tedesca, e che sfuggono al controllo delle masse imposto dal determinismo tecnologico implicito nell’uso di software e strumenti commerciali e nei concetti di efficienza, ottimizzazione, controllo, etc., che essi diffondono. Per riassumere i nomi di queste correnti stilistiche alternative basta osservare gli indirizzi delle etichette discografiche di Szepansky: la Force Inc. per l’hard techno, la Mille Plateaux per l’elettronica, la Riot Beats per il jungle, la Electric Ladyland per il trip hop.
L’uso di materiale non più definibile “di scarto” ma strutturale, come clicks, glitches, fruscii, distorsioni, rumore, ronzio, etc., accomuna questi generi e in quest’ottica si pone come strumentale alla contestazione di una visione della società come tangente al suo establishment, offrendo l’interpretazione più interessante del cosiddetto minimalismo digitale e del post-techno concettualmente impegnato a cui diversi lavori di Alva Noto possono ascriversi: il rifiuto simbolico dell’ornamento, della ridondanza e della saturazione (allegorica e sonora) dello spazio acustico.
Proseguendo un percorso sulle etichette discografiche indipendenti passiamo dalla tedesca Mille Plateaux all’americana 12K, fondata da Taylor Deupree e attiva in stretto rapporto con la Raster-Noton di Alva Noto. Nel catalogo della 12K e della sua sub-label Line si trova la migliore produzione contemporanea di musica elettronica sperimentale e ambient, da Frank Bretschneider agli Skoltz Kolgen, da Richard Chartier a Sebastien Roux, da Kenneth Kirschner a Steinbruckel. Il concetto di minimale nella produzione della 12K diviene nuovamente corollario del post-strutturalismo deleuziano. Lo stesso Deupree in un intervista di G. Cordaro afferma: “Minimalismo, semplificazione. Sono queste le mie reazioni alla realtà sovra-stimolante. Penso che sia un modo molto salutare di vivere, imparare come evitare tutto lo schifo con cui siamo bombardati ogni giorno.” La semplificazione che si riscontra nella rarefazione di autori come Richard Chartier o nel puntillismo di Frank Bretschneider non esprime così un impoverimento linguistico ma una dimensione di concentrazione semiotica su elementi singoli, a volte talmente estrema da poter divenire ipnotica. Talmente programmatica in questo procedimento “analitico” da condurre Noto per vie parallele ad una separazione anche nominale tra la sua attività di musicista e quella di artista visivo: il binomio Alva Noto/Carsten Nicolai esprime in fondo la volontà minimalista di agire su elementi unici, scissi, per non diluire la profondità primitiva di ciascuno di essi.
Da questo rigore concettuale e formale muove la produzione dell’etichetta Raster Noton fondata nel 1996 da Olaf Bender, Nicolai e Bretschneider, per la quale Xerrox Vol. 1 è stato rilasciato nel marzo del 2007. Xerrox, lavoro esteso, organico, a tratti dal carattere quasi orchestrale, è la prima di un ciclo di 5 parti. Esso si articola sull’idea di copia, sul concetto di degradazione di una riproduzione e sulla sostanziale modifica di significato che l’operazione esercita sull’informazione contenuta nell’originale. L’elaborazione video basata sulla cimatica, ovvero sull’effetto morfogenetico delle onde sonore, esprime qui una visione microscopica della fase creativa sonora. Modelli grafici elementari dai colori desaturati e metallici, come nebulose puntillistiche o ammassi vetrosi fluorescenti e cangianti, si animano sviluppandosi sotto gli impulsi elettrici del suono in un drammatismo interno sempre assolutamente coeso allo spettro acustico.
La realizzazione dei processi di sviluppo temporale e morfologico di Xerrox avviene attraverso l’uso del software di acquisizione d’immagini di una fotocopiatrice Haliod Xerrox – il titolo della prima breve traccia 10-22-38 Astoria è il nome che fu assegnato alla prima fotocopia realizzata nel 1938. Il software della fotocopiatrice, modificato da Alva Noto e Christoph Brünggel, si trasforma in un programma per l’elaborazione di campioni audio. Se in Transall Noto aveva convertito testi, immagini e grafica vettoriale in un flusso di dati audio, in Xerrox la materia prima è invece tratta da un paesaggio sonoro concreto costituito da pubblicità, annunci aeroportuali, suonerie telefoniche, colonne sonore, etc., – l’elenco completo delle fonti: narita airport tokyo, in-flight program air france, telephone wait-loop lufthansa, hotel apollo paris, suizanso hotel yamaguchi, seven-eleven tokyo, forma london, reaktor, www.kkmovie.com.
Il materiale campionato viene manipolato attraverso la fotocopiatura, trasformandosi così in copia sonora di se stesso. Ad ogni loop/duplicazione il segnale di partenza degrada sempre più, i contorni dell’originale si sfocano e sfumano. L’informazione contenuta nel materiale originale alterandosi si confonde con quella artefatta finché la fonte non è più distinguibile dal suo prodotto derivato.
Xerrox segna un nuovo percorso per l’autore, sia in termini di materiale impiegato, non più di sintesi ma acustico, che in termini stilistici. Noto si discosta dagli schemi ritmici dell’hip-hop e del R&B sperimentali, mai del tutto estranei alle atmosfere da dance club, per percorrere un terreno musicale trasfigurato e spesso quasi invasivo, in cui vengono meno il carattere funk, il nitore delle percussioni formantiche, i ritmi geometrici e delicatamente pulsanti dei bassi e le sequenze melodiche brevi e rifinite dei lavori precedenti. La dimensione statica onnipresente si sviluppa in un’omogenea e suggestiva nube dove i simulacri sonori della contemporaneità si sovrappongono in molteplici strati sotto l’azione rigenerativa dello scanner.